Per molti anni, Matilde (che spero non si dispiaccia di questa pubblicità) è venuta da me rotolando dentro una sfera di acciaio, postura che ha modellato il suo corpo in forma di spirale. Una volta arrivata, le sue sopracciglia corrucciate spuntavano da uno sportellino malchiuso(*). E per parecchie ere geologiche non è accaduto niente altro.
Da quella posizione e da quel mondo, Matilde avrebbe voluto sempre districarsi, anche se la nostalgia della sfera le è sempre sembrata impossibile da sopportare.
(A questo punto, chi credesse che Matilde sia una normale schizofrenica, sbaglierebbe di grosso: Matilde è un'anormalissima sana di mente, come molti di noi).
Nel dubbio fra uscire e restare dentro, Matilde è divisa. E io anche: al punto che mi chiedo se non dovrei tentare di scoprire come si sta là dentro, anche se, finora, sono rimasto un po' sulle mie. A questo proposito, Matilde sa qualcosa di noi due che io ignoro: è certa che, prima o poi, ci incontreremo. Chissà se dentro o fuori.
(*) "(Nuvole in viaggio, chiari/reami di lassù! D'alti Eldoradi/malchiuse porte!)" (E. Montale, Corno Inglese).
(*) "(Nuvole in viaggio, chiari/reami di lassù! D'alti Eldoradi/malchiuse porte!)" (E. Montale, Corno Inglese).
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