Un tempo, riconoscermi nel sogno di un altro mi gratificava; oggi, il pensiero di quella gratificazione mi imbarazza. Dobbiamo essere pronti ad accogliere qualsiasi fantasia, diurna o notturna, dei nostri pazienti, senza dimenticare che c'è qualcosa di impudico in ogni interpretazione di transfert che ponga l'analista al centro della scena. Dobbiamo proteggere i pazienti dal nostro narcisismo per far si che esso non cannibalizzi il loro: camminare nel prato altrui può essere necessario, ma è qualcosa di cui occorre chiedere "permesso" e "scusa".
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