Perché Wiesbaden 1932


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sabato 3 marzo 2012

ROTTE

Ci si può spostare in uno spazio privo di punti di riferimento? Teoricamente no, ma per fortuna i punti di riferimento esistono sempre: il problema è come individuarli. Per questo sono stati creati strumenti come l’astrolabio, il radar, il GPS, il navigatore satellitare. Altrimenti, la navigazione in mare, una volta esclusa la vista delle coste o delle stelle, sarebbe impossibile. Anche orientarsi nella mente è come viaggiare e c’è bisogno di punti di riferimento: si parte dal porto (Io), e ci si dirige verso mete più o meno lontane (l’Altro). Si può esplorare il retroterra del porto, la città, la pianura o le montagne, o il fondo del mare, o andare in cerca di isole lontane. La relazione è viaggio e incessante scoperta.
Fu nel 1912 che Freud, (Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico), in un certo senso, inventò una specie di radar, che chiamò "attenzione uniformemente sospesa", o fluttuante. Paradossalmente, si trattava di un radar che non voleva sapere nulla di preciso, anzi, quasi sordo e cieco, perché consapevole dell’effetto di abbaglio che il riflesso ha sul mare. In “Ombre Bianche”, film del  1960 tratto dal best-seller “Paese dalle Ombre Lunghe” di Hans Ruesch, l’eschimese Inuk (Antony Quinn) indossava spessi occhiali di legno attraversati da due sottilissime fessure, praticamente ciechi, per non essere abbagliato dal riverbero della banchisa polare.
Ciò che Freud, al pari di Inuk, voleva evitare, era l’accecamento che deriva dal troppo vedere, dall’essere invasi da un particolare, che come il pendolino dell’ipnotista, cattura la nostra attenzione escludendo dal nostro campo visivo tutto ciò che succede attorno. Forte della cecità edipica, Freud era alla ricerca di uno strumento che permettesse di vedere ciò che, con movimenti di anguilla, scivola alla presa dello sguardo. E per questo inventò quella specie di radar.
Ma ci sono territori nei quali neppure l’attenzione fluttuante è sufficiente: deserti desolati nei quali ogni granello di sabbia è uguale a tutti gli altri, e dove il vuoto si estende lungo distanze apparentemente sterminate. E’ allora che un altro suggerimento di Freud può tornare utile: laddove non c’è nulla, si può immaginare ciò che può esserci stato, come fanno gli archeologi, quando, davanti a una buco nel terreno, immaginano la colonna che la occupava. Da quel grande archeologo che era, Freud, guardava al passato. Già: ma se il deserto nega persino qualsiasi segno riconoscibile, che fare? Neanche una pietra scheggiata, neanche un’impronta, soltanto sabbia. Lo so bene che nulla è senza passato, e che ogni granello di sabbia è stato prima una montagna, ma il tempo necessario per percorrere una distanza così lunga è molto maggiore della mia speranza di vita, e il progetto di esplorare un immenso deserto da cima a fondo per stabilirne la finitezza è vano, se non ho altro mezzo che le mie gambe per camminare, e una razione sempre troppo piccola d'acqua e di cibo.
Che cosa può fare il piccolo Freud, quando è costretto a viaggiare nell’infinito? Come potrà il suo ingegno condurlo a destinazione?
Ecco: la possibilità di confrontare l’estensione del deserto con il tempo che mi resta da vivere è già un punto di riferimento; ma non basta ancora. Se Freud aveva l’occhio fisso sul passato, perché non dovremmo poter immaginare un futuro, magari anteriore, magari da guardare retrospettivamente? Perché non realtà parallele, altre, pensieri mai nati, mai pensati prima? Realtà esistenti in un mondo potenziale, con tutto ciò che a Dio non è venuto in mente di creare? Bion ci ha insegnato a farlo. Gli antichi avrebbero considerato ciò un sacrilegio al pari delle violazioni di Colombo o delle bestemmie di Copernico, ma non avevano alcuna idea delle dimensioni dell'Universo.
Così con Lucia, la ragazza schizofrenica, sono continuamente costretto a confrontare la mia speranza di vita con la sua. Ho sessantaquattro anni: quanto mi resta? Non è importante saperlo; anzi, è meglio non saperlo. Ma di certo, la vita, con un futuro più corto, non è più la stessa, rispetto a quella che appariva quando l’autostrada si estendeva a perdita d’occhio. Lucia, invece, misura il proprio tempo secondo un orologio non ancora inventato. A 19 anni, ha interrotto la scuola da qualche anno, e medita di riprenderla fra un po’, dopo un numero imprecisato di anni sabbatici. Più in là, potrà fidanzarsi, sposarsi, avere figli come tutti. Anch’io, durante la mia giovinezza, avevo provato ad annullare il tempo: ma l’angoscia mi divorava, assieme alla realtà che mi svegliava di notte per ricordarmi gli esami universitari non ancora sostenuti. Lucia invece non prova alcuna ansia, perché ha uno strumento infallibile per far defluire altrove la Realtà. A questo serve il delirio.
In lei,  gli ormoni che la bruciano diventano immaginari aggressori erotomani, e la sessualità è consumata fra le braccia di fantasmi che abitano una galassia inaccessibile. I tuoi genitori, le dico con patetica e disperata impotenza, non accettano il tuo fidanzato (un rapper coreano che mi dicono molto famoso). Hai ragione a lamentarti, ma devi riconoscere  che non puoi nemmeno invitarlo a cenare con loro. Parole al vento: la Realtà che io disperatamente richiamo, è irrimediabilmente esterna a noi.
Ma quella del rapper è una figura poco importante, utile soltanto a deviare la prepotente attualità del corpo, come se fosse un corso d’acqua gonfio e minaccioso. Il corpo, il sesso non aspettano: sono soggetti al tempo biologico e se ne fregano della dilatazione che ad esso Lucia vuole attribuire: minuti come anni, mesi come secoli. Per riprendere la scuola non meno di sei-settecento anni, per sposarsi e fare figli come tutti, l’equivalente della durata di un viaggio per la costellazione del Cigno, destinazione Deneb (alfa Cygni), distanza di sola andata 1800 anni luce. E io ho soltanto tre anni solari per la pensione.

3 commenti:

  1. SENTI
    LE GOCCE DI PIOGGIA
    SENTI
    CADONO SULLA GRONDAIA
    SENTI
    RUMORE INCONFONDIBILE
    RITMATO
    SENTI
    SUONANO IL PASSARE DEL TEMPO
    SENTI
    GIOIA E DOLORE
    SI MESCOLANO
    POSSO COMINCIARE A FARE IL
    CONTO ALLA ROVESCIA.
    PIANGO
    MI RIBELLO ALL’IDEA DI MORIRE
    NON VOGLIO MORIRE…..
    SENTI
    LE GOGGE DI PIOGGIA SUONANO LA VITA.

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  2. EPPURE L'ARIA SA PROFUMO DI PRIMAVERA
    NONOSTANTE I FUMI DELLE MACCHINE
    L'ODORE DELL'ARIA SA DI PRIMAVERA
    SA DI LIBERTA'
    DI SOLITUDINE, DOLORE,PAURA..
    MA SONO LIBERA
    MI ERO DIMENTICATA
    LA MIA SENSAZIONE DI LIBERTA'
    LA MIA CONQUISTA DI LIBERTA'.
    E' QUESTO IL MIO SENSO DELLA VITA? E POI ?
    IL SENSO DI LIBERTA' E' COME L'ARIA DI PRIMAVERA
    COME IL PROFUMO CHE SENTI IN MEZZO ALLA PUZZA DI SMOG.
    IL SENSO DI LIBERTA' E' COME LA LUCE DEL GIORNO CHE E' CAMBIATA.
    L'ARIA
    LA LUCE
    I COLORI
    LE GEMME SUGLI ALBERI
    LE PIANTINE TIMIDE IN GIARDINO.....

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  3. PENSIERI NERI
    DOLORE?PAURA?
    SI TANTA PAURA, AVVOLTA DALLA PAURA
    MI LASCIO TRASCINARE DAI PENSIERI NERI DI CATASTROFE
    PAURA,
    MIA COMPAGNA DI VIAGGIO…
    TI HO COMBATTUTA PER TUTTA LA MIA VITA.
    PAURA
    HO CORSO TANTO PER SCAPPARE DA TE
    SONO STATA INNAMORATA.
    .FELICE..
    DELUSA..
    DISPERATA
    MA E’ LA PAURA
    SEI TORNATA A PRENDERE POSTO IN CASA MIA.
    NON TI VOGLIO MA NON SO COME FARE
    PER MANDARTI VIA.
    DA PICCOLA MI COPRIVO LA TESTA E NON AVEVO PIU’ PAURA
    ORA NON POSSO PIU’ COPRIRMI LA TESTA
    ORA ASPETTO CHE PASSI.
    PAURA
    PENSIERI NERI
    PAURA SCORRE NELLE MIE VENE
    GELA TUTTO.
    SARA’ COSI’ LA MORTE?TUTTO GELATO?
    COME LE MANI DI MIA MAMMA LI’NEL SUO LETTO DI MORTE.
    SCAPPO? MA NON SO PIU’ PRENDERMI IN GIRO.
    PENSIERI NERI
    GELATA
    AVVOLTA DA PAURA
    MAMMA
    CONTINUARE AVIVERE E’
    PRENDERSI IN GIRO.




    SOLO LE STORIE SONO CAPACI DI COLMARE GLI SQUARCI DI DOLORE.
    SOLO LE STORIE CI AIUTANO A SOPRAVVIVERE.
    (Dacia Maraini La Grande Festa)

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