Non ho mai tenuto in particolare considerazione gli orologi da polso: ve ne sono che mi piacciono, ma hanno un prezzo troppo elevato per essere oggetti che dimenticherei immediatamente, come un’assuefazione inavvertita fin dal primo momento. Tuttavia, l’orologio che indosso ogni mattina è speciale: mi fu donato anni fa da una migrante eritrea il cui bambino le aveva raccontato di aver ricevuto dal padre attenzioni morbose.
Vidi Ahmed alcune volte, senza riuscire a trarre da lui alcunché di utile a proteggerlo, e alla fine, come non troppo raramente accade, fui costretto a rinunciare.
Ci salutammo pochi giorni prima delle nostre rispettive partenze. Era Luglio inoltrato: io ero diretto verso una località montana, mentre loro due, madre e figlio, sarebbero tornati in Africa.
Settimane dopo, al mio ritorno, trovai un pacchetto sul mio tavolo, accompagnato da una firma vergata con grafia incerta.
Ne rimasi stupito, e ancora oggi ignoro il perché di quel dono inaspettato, compenso non dovuto per un lavoro non andato -peraltro- a buon fine. Posso soltanto fare qualche ipotesi: forse un omaggio rituale culturalmente dovuto all’Uomo-Medicina? Ma allora perché non provavo quell’imbarazzo che sento ogni volta che qualcuno mi si rivolge in maniera troppo formale in obbedienza a regole dettate altrove, applicate meccanicamente e troppo lontane dalla realtà della relazione presente? Forse l’idea di una parcella da onorare comunque? No: la donna mi era sembrata perfettamente conscia del tipo di contratto che la legava a un servizio pubblico gratuito. E allora? Per spiegarmi tutto ciò, non ebbi a disposizione altro segnale che un misterioso senso di appagamento, una specie di allegria già incontrata qualche volta, quella che ti fa sentire soddisfatto di una certa tua giornata e che dà un senso ineffabile e speciale alla tua vita. Forse, mi dissi allora e continuo a ripetermi, la donna aveva sentito che qualcosa era “passato” fra noi, di cui nemmeno io ero stato consapevole; qualcosa di “giusto” di remunerativo, di consolante, di affettivo, nonostante, almeno in apparenza, io non provassi alcuno speciale affetto per quei due sconosciuti. Magari era stato soltanto il mio desiderio di riordinare qualcosa che avevo sentito intollerabilmente fuori posto. E ancora oggi quest’orologio mi è particolarmente caro.
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