Al é uno che s’innamora. Alla sua età vuol bere la
vita fin che ce n’è, e come dargli torto.
E questa volta ha incontrato Z., femmina procace
che non indossa le mutande.
Me la fa conoscere, e io rimango freddo. Mi chiedo
perché. E’ lo sguardo di Z. che mi raggela.
Lo dico ad Al, che mi spiega che Z. é “rifatta”. E’
vero, accidenti. Non ci avevo pensato. Il sorriso di Z. è sempre uguale.
E’ un peccato. Penso che, rifacendosi il sorriso,
Z. abbia rinunciato alla bellezza dei cinquanta e dei sessanta. E magari a quella
che verrebbe dopo. Per tenersi, come un fossile, il sorriso dei trenta,
paralizzato e inservibile. Ed estraneo, isola di pietra in un mare in movimento
perpetuo.
Però un dubbio mi resta. Il dubbio che lo sguardo
di Z. sia cattivo. Chissà se è colpa del lifting.
Al che sei mio fratello, perdona la mia diffidenza.
Il sorriso finto -in qualsiasi senso- come estraneo, questa me la segno.
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