Perché Wiesbaden 1932


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Detto ciò, benvenuti nel mio Blog, angolo per riflessioni da condividere con colleghi e amici selezionati.











mercoledì 14 marzo 2012

POTERE E SUPERSTIZIONE



ERODE 

Che cosa è quel miracolo della figlia di Giairo?


PRIMO NAZARENO 

La figlia di Giairo era morta. Lui l'ha risuscitata.


ERODE 

Risuscita i morti?


PRIMO NAZARENO 

Sì, Signore. Lui risuscita i morti.


ERODE 

Non voglio che lo faccia. Glielo vieto. Non permetto che si risuscitino i morti. Bisogna cercare quell'uomo e dirgli che non gli permetto di risuscitare i morti. E dov'è adesso, quell'uomo?


SECONDO NAZARENO 

Lui è dappertutto, Signore, ma è molto difficile trovarlo.


PRIMO NAZARENO 

Dicono che si trovi in Samaria in questo momento.


UN EBREO 

Si capisce che lui non è il Messia, se si trova in Samaria. Non è fra i samaritani che verrà il Messia. I samaritani sono maledetti. Non portano mai offerte al tempio.


SECONDO NAZARENO 

Ha lasciato la Samaria qualche giorno fa. Io credo che in questo momento si trovi nei pressi di Gerusalemme.


PRIMO NAZARENO 

Ma no, non è lì. Sono appena tornato da Gerusalemme. Non si è più sentito parlare di lui da due mesi.


ERODE 

Insomma, non importa! Ma bisogna trovarlo e dirgli da parte mia che non l'autorizzo a risuscitare i morti. Tramutare l'acqua in vino, guarire i lebbrosi ed i ciechi... può fare tutto questo, se gli pare. Non ho niente da ridire contro queste cose. Infatti mi sembra che guarire i lebbrosi sia una buona azione. 
MA NON PERMETTO CHE EGLI RISUSCITI I MORTI !!! 
Sarebbe terribile se i morti tornassero.

(Oscar Wilde, Salomè)

5 commenti:

  1. Ne La Grande Festa (Rizzoli, 2011), libro dove il racconto ha il potere di accogliere e abbracciare come in una grande festa le persone amate, restituendo al momento della fine quel sentimento estremo di bellezza e consolazione che gli è proprio, Dacia Maraini scrive:
    "Invecchiando, il cuore si riempie di morti".


    e Giorgio Caproni :
    Quando non sarò più in nessun dove e in nessun quando, dove sarò, e in che quando?
    (Tre interrogativi, senza data. Res amissa (1991), in: G. Caproni, Tutte le poesie, Milano, 1999).



    Scrive Nina Coltart:
    "… la fine è una delle più grandi preoccupazioni umane, l'unica a cui nessuno può sfuggire (…) mi sembra che la più grande fortuna che la vita possa concederci sia quella di entrare coscientemente nella morte. Quel che è fastidioso è che dopo esserci entrati non potremmo scriverci su un articolo, ma accogliere la propria morte, osservarla, indagarla, mi pare un modo adatto per finire la vita, specie per uno psicoterapeuta. (p. 136)
    (…)
    Il semplice atto di contemplare la propria morte è di grande aiuto per pacificare la mente nel qui e ora; e quando si arriva a pensare alla morte, il qui e ora è tutto ciò che ci rimane. Per scacciare l'ansia non c'è niente di più affidabile che l'accettazione con tutto il cuore dell'inevitabile, e praticare il vivere nel qui e ora. (p. 141)

    (Il bambino e l’acqua del bagno, Astrolabio, Roma).
    Francesca Compagnone

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  2. Grazie, Francesca, per il tuo bel commento.
    Più che sulla morte in sè, argomento ai limiti della pensabilità (forse perché non ha un "dopo" pensabile, causa la possibile assenza del soggetto), il post voleva gettare uno sguardo sulla dimensione pateticamente grottesca del potere, costretto a raffigurarsi in forme ridicole, per poter trattenere fra le mani un'improbabile onnipotenza.

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  3. E_RODE

    Sarebbe terribile se i morti tornassero. Ma possono farlo e lo fanno.
    I morti tornano, nei sogni, come se mai si fossero eternamente addormentati.
    Chi l’ha provato, chi li ha ritrovati, sa quanto Erode avesse ragione.
    Nelle mani del Dio vivente, diversamente dal Messia (ma ugualmente come per miracolo) si può trovare il modo per non farli resuscitare.
    A volte, con poca fede, si può rimanere legati per tutto, al lutto, con i “c’eri …” in mano.

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  4. Un giorno, forse, ne sapremo -assieme- il perché. Un vecchio lapsus di tanti anni fa: il titolo di un libro era un altro. Nelle mani di chiunque, non risuscita nessuno; e non vive nessuno.

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  5. Chissà come si può riuscire ad affidarsi a qualcuno senza mettersi un pò nelle sue mani... Ci penserò.

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