Perché Wiesbaden 1932


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mercoledì 19 settembre 2012

GUARDARSI NEGLI OCCHI


Il detto popolare afferma che gli occhi sono specchio dell’anima, in ciò confortato dalle parole del filosofo.
Nel dialogo con il pittore Parrasio sulla forma della psiche, Socrate insiste nel chiedere che cosa di essa la pittura possa imitare:

«E imitate voi anche l’indole dell’anima, e il carattere che è più facile da persuadere, e quello che è più docile, e quello più amabile e quello più desiderabile e attraente? Oppure tutto ciò non è imitabile?»
«E come, Socrate, può essere imitabile ciò che non ha proporzione né colore né alcuna delle qualità che poco fa hai detto e che in nessun modo possono vedersi?»
«Ma non accade mai nell’Uomo, dice ancora Socrate, di guardare qualcuno con benevolenza o con ostilità?»
«Mi sembra di sì”
«E non è dunque ciò imitabile attraverso l’espressione degli occhi?»
(Senofonte, Memorabili, III, 10)


    Quindi è vero: il guardarsi negli occhi rivela ciò che non sempre si vorrebbe rivelare, ciò che i galatei sospettano di indiscrezione. 
    D’altronde, l’espressione «guardami nel bianco degli occhi», usata come esortazione a una franchezza totale, rivela un lato ambiguo, perché il bianco, che gli anatomisti chiamano “sclera”, non è ancora il centro della pupilla, che non per caso è un’apertura. «Guardami nel bianco degli occhi» è un invito all’intimità con riserva, misto di incoraggiamento e di rifiuto.
    Gli psicoanalisti che avevano relegato la psicoterapia vis-à-vis nel novero di attività che non è necessario studiare con particolare attenzione, avevano forse timore di essere svelati essi stessi nel momento in cui avessero tentato di scoprire qualcosa che non apparteneva a loro. E chi vuol negare allo sguardo altrui la propria anima mantiene gli occhi fissi al suolo.
    Soltanto Winnicott scrisse che nella relazione intima più precoce, il neonato si rispecchia nello sguardo della madre, riconoscendosi. 
    Quindi, il guardarsi negli occhi può essere una condizione di sopravvivenza dell’anima.

    3 commenti:

    1. Non posso comprarlo - non è in vendita -
      Non ce n'è altri al Mondo -
      Il mio era l'unico

      Ero così felice che dimenticai
      Di chiudere l'Uscio
      E se ne andò
      E io sono tutta sola -

      Se potessi ritrovarlo da Qualche parte
      Non mi preoccuperebbe il viaggio fin là
      Anche se costasse tutti i miei averi

      Solo per guardarlo negli Occhi -
      Per dire, "volevi?" "non volevi",
      Poi, distogliere lo Sguardo.

      Emily Dickinson

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    2. Sarebbe bellissimo se il tempo a disposizione fosse illimitato. Me lo dico sempre io, quando misuro la lunghezza del mio tempo passato e quella del futuro che mi resta.

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    3. è la prima volta che posto un pensiero su un blog(in questo caso la poesia di Emily Dickinson) ..... ma incontrare Lei, sibilla, chiara e i suoi colleghi e amici.....è stato così bello; viaggiare in questo blog è come entrare in un bosco incantato.... ho incontrato elfi, maghi, draghi, gnomi orchi e fate buone, pozioni e oggetti magici .... e poi il cappellaio matto, che con il suo "indovinello" ha fatto nascere in me nuove riflessioni e domande e risposte....e poi una lacrima, calda...come un abbraccio.
      Penso a sibilla,e non ho paura......un giorno sibilla la prenderà in braccio e le dirà di non avere paura.....

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