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lunedì 4 marzo 2013

LA MENTE ESTERNA


A proposito di "suggestione, intimidazione, imposizione di una volontà estranea" (DC, 24 gennaio, p. 66), Ferenczi scrive:  "R.N. [una paziente gravemente traumatizzata da abusi e violenze inflittele durante la prima infanzia], fu resa consenziente con la narcosi. La narcosi stessa è vissuta come qualcosa di contrario alla vita e rifiutato; in effetti si può essere anestetizzati soltanto con la forza, anche quando si è dato coscientemente il proprio assenso senza la pressione di forze esterne: non si rinuncia mai alla volontà di mantenere il controllo delle sensazioni e della motilità. Si cede alla violenza, ma con "reservatio mentalis". Rimozione, infatti, significa venir repressi pur mantenendo la tendenza originaria (...). Ma dove si trova il rimosso, qual è il suo contenuto, in quale forma rimane in rapporto con le parti dell'individuo sottoposto a violenza e per quale via può infine aver luogo la riunificazione? Risposta: la volontà repressa, cioè piegata dalla forza, si trova fuori di sé (...). La propria volontà si trova da qualche parte nell'"irreale" in senso fisico, vale a dire nella realtà psichica quale tendenza che non ha strumenti di potere e perciò non dispone di alcuna risorsa organica né cerebrale e nemmeno delle immagini mnestiche, che sono ancora più o meno fisiche; in altre parole, questa volontà che sente di essere integra e che nessuna forza può sopprimere si trova al di fuori della persona che agisce con violenza [l'Autore parla qui di una vittima di violenza costretta a compiere a sua volta atti di violenza] e continua a negare, a causa di questa scissione, che sia lei a compiere le azioni".

In questo brano, Ferenczi tratta il tema di ciò che  chiamiamo  "dissociazione" o  "scissione verticale", per distinguerlo dal concetto di "rimozione", che è una sorta di  "scissione orizzontale". Se il secondo concetto è rappresentabile in termini di "sopra" (coscienza) e "sotto" (inconscio), dove l'"orizzontalità" è indicata dalla direzione del "taglio", il primo indica uno spostamento di contenuti mentali che in qualche modo può essere rappresentato come "laterale" (taglio verticale).

L'aspetto che più mi interessa trattare in questa circostanza riguarda il fatto che Ferenczi sembra descrivere il costituirsi di uno spazio mentale esterno, una sorta di backup memory utile a stivare contenuti mentali per diverse ragioni non processabili da quell'"unità centrale" che è l'Io cosciente.
Ciò avviene normalmente durante la prima infanzia quando molti contenuti mentali e molti processi indispensabili alla conservazione sono delegati alla mente del caregiver.
Se guardiamo alle funzioni protettive, ad esempio, dobbiamo ammettere che esse "non abitano" se non in minima parte, nella mente del piccolo che, non soltanto nella specie umana, è totalmente soggetto, in condizioni ottimali, alla vigilanza e alla protezione di almeno un adulto.
Lo stesso instaurarsi del "basic trust" (fiducia di base) è determinato dalla medesima necessità di affidare la cura della propria sopravvivenza, delegandola al caregiver, che funziona come "mente esterna", provvista di un Io che assume funzioni vicarie.
La funzione protettiva dello spazio mentale esterno, può essere quindi riutilizzata in condizioni di necessità, e proprio quando la sopravvivenza sia minacciata. Essa diventa il contenitore di pensieri insostenibili e di ricordi inaccettabili, aventi però una funzione diversa da quelli rimossi; l'inconscio dinamico è infatti uno spazio pur sempre "interno" utile all'allocazione di contenuti indesiderabili, la cui provenienza interna è d'altronde nota. Altro sono le minacce mortali provenienti da relazioni esterne che necessitano di essere mantenute separate dal Sé per poter essere controllate.

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