Perché Wiesbaden 1932


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domenica 17 marzo 2013

PASSIONI VIOLENTE


Per Odile R., io sono un dio, dotato di tutte le peggiori qualità degli dei. Al pari di Zeus dispongo di fulmini, ed è un problema sapere come e perché li lancerò. Perché un dio, per essere veramente tale, non può essere misericordioso ma soltanto privo di pensiero e di riconoscimento, come lo è il Destino.
Ma le mie specialità persecutorie non si limitano alla saetta seguita dal terribile boato: io posso far di peggio, semplicemente volgendo lo sguardo altrove. Perché, secondo lei, chi esce dal mio campo visivo semplicemente cessa di esistere. 
Tra me e Odile vi sono forti sentimenti affettivi (lei non mi lascerebbe mai, né io desidero che mi lasci finché non sarà arrivata a destinazione, un tragitto che ha l'andamento tortuoso della tela di Penelope), ma anche sentimenti di ostilità e rabbia.
L'ostilità Odile me la esprime in maniera perentoria quando rovescia il suo bisogno di essere accolta su di me, capovolgendo violentemente la situazione. Lo fa rimanendo per quarantacinque minuti a testa china, rinchiusa in un silenzio impenetrabile. In quei momenti lei è Matilde di Canossa, contenitore e ospite di un Papa che vuol essere adorato incondizionatamente, e io (cioè Dio) un povero Enrico IV inginocchiato per giorni nella neve.
Il silenzio di Odile mi rende furioso. Per molti anni (io e Odile ci frequentiamo, più o meno, da sempre) ho tentato di seppellire la mia rabbia sotto la maschera glaciale e impenetrabile dello psicoanalista della tradizione classica. Poi, di pari passo con la mia emancipazione, Odile mi ha aiutato a cambiare, facendomi comprendere come il silenzio non possa guarire il silenzio.
Nel suo incessante lavoro di cura, Odile mi ha fatto recentemente entrare in contatto anche con le piccole "rabbie sottili" che mi provocano certi suoi atteggiamenti, anche quando parla.
Insomma: in quest'analisi reciproca si direbbe che io sia, per il momento, il maggior beneficiato. Ma non dispero di portare, di certo non prima che la mia carriera giunga al termine, il mio lavoro a compimento. Se non l'ammazzo prima.

4 commenti:

  1. da Alessia71
    Buongiorno,
    trovo molto interessante il suo blog e molto preziosa la sua disponibilità a mettere a nudo le sue emozioni.
    mi chiedevo...e se la esprimesse questa rabbia ad Odile? non potrebbe aprire un porta per una comunicazione?
    buona domenica, alessia71

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  2. Caro Gianni ho ritrovato una poesia di Caproni che mi riporta qui a distanza di un mese.
    L'immagine di Odile che nemmeno nel suo Dio riesce a trovare la quiete e l'aiuto di cui ha bisogno è disperante. Questi versi sono per lei. Chissà se in qualche modo riuscirà a leggerci quello che ci vedo io. E io ci vedo il suo mondo concretizzato in te e la possibilità di concedersi ancora di vivere, senza paura , lasciando che tu sia ciò che desidera e non quello che teme. A Odile, dillo, che ti permetta di esistere, almeno nella volontà.

    Preghiera d’esortazione o di incoraggiamento
    da Il muro della terra, 1975

    Dio di volontà,
    Dio onnipotente, cerca
    (sforzati), a furia d’insistere
    − almeno − d’esistere.





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  3. Cara Maddalena, il miglior augurio che posso fare alla coppia costituita da Odile e me è di raggiungere il tuo stesso livello di consapevolezza. Mi farò portavoce, stanne pur certa, dei tuoi pensieri preziosi che in seduta non raggiungono tali livelli di lucidità, a testimonianza del fatto che chi fa il mio mestiere deve andare a cercare la verità laddove essa si nasconde, fosse pure in un profanissimo Blog.
    Pur essendo, più o meno da sempre, molto pessimista circa l'esistenza di Dio, mi sforzerò -è un impegno solenne- di esistere, non tralasciando di ricordare a Odile, di tanto in tanto, quelle tue sorprendenti parole: "il suo mondo concretizzato in te". Proprio quel "mondo interno" popolato di fantasmi non sempre benevoli che trova nel mio stato concreto una forma approssimativa e tuttavia necessaria. Forma e non sostanza quindi: quando Odile comprenderà questo, probabilmente soffrirà meno a causa della persecuzione che da me, imperfetta immagine di Dio, le giunge. Grazie.

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